Le radici del modello sociale si possono individuare in un documento della Union of the Physically Impaired Against Segregation (upias, Unione dei Disabili Fisici Contro la Segregazione) del 1976, intitolato “Principi Fondamentali della Disabilità”, che sostiene che le persone disabili non lo siano per le loro “menomazioni” (impairments), ma per le barriere “disabilitanti” che incontrano nella società. [^1]
Fu Mike Oliver, oggi professore emerito in Disability Studies (“Studi sulla Disabilità”) all’Università di Greenwich, a introdurre nel 1983 un vero e proprio modello basato su questo assunto. Nella sua formulazione iniziale, il modello si proponeva di contrapporre uno sguardo “sociale” al modello “individuale” ([[Modello medico della disabilità]]) generalmente seguito dalla comunità clinica, abbandonando l’idea che la [[Disabilità/Concetti/Disabilità]] si possa ridurre solamente con interventi medici e identificando le barriere sistemiche (fisiche e sociali), volute o meno, che complicano o impediscono la partecipazione delle persone con disabilità, sulle quali si potrebbe agire. [^1]
Trent’anni dopo, Oliver dichiara29 che il modello sociale della disabilità ha poi vissuto di vita propria, tanto nelle parole di chi lo promuove (come vedremo nel prossimo capitolo, è diventato centrale per il movimento sociale di persone disabili. [^1]
In realtà, è vero che il modello sociale inquadra la disabilità come fenomeno sociale e propone una distinzione fondamentale tra “[[menomazione]]” (che è una condizione più o meno fisica dell’individuo) e “disabilità” in senso proprio (in qualche misura imposta dal contesto), ma non nega la menomazione: semplicemente, non se ne occupa. [^1]
L’obiettivo primario del modello sociale è chiarire che la disabilità non è data unicamente dalle caratteristiche individuali in sé, ma è una questione sociale: nasce dal fatto che una persona che sia diversa dalla maggioranza in qualche aspetto deve comunque muoversi, interagire e vivere in un mondo pensato per quella maggioranza, che quindi non offre le stesse possibilità a chiunque. [^1]
[^1]: E. Marocchini, “Neurodivergente”, 2024