È un approccio alle disuguaglianze nato dallo studio della **sovrapposizione delle identità sociali** e delle relative discriminazioni. È uno strumento euristico di **contrasto all’invisibilità sociale**, cioè uno strumento che ci aiuta a farci domande e comprendere un fenomeno a partire dalla distribuzione del potere. Un’osservazione sulla **natura interconnessa dei sistemi oppressivi**, come [[razzismo]], [[omofobia]], [[abilismo]], che non possono essere trattati singolarmente. Ad esempio, se parlassi di sessismo e mi identificassi come donna, dovrei anche tenere a mente dei privilegi che deriverebbero dall’essere una persona bianca e magari eterosessuale, cisgender e non disabile. Riflessioni di questa natura presero le mosse separatamente ma simultaneamente in diverse comunità di movimenti per la [[Giustizia sociale]] come collettivi di femministe nere, lesbiche nere e attivisti disabili nei tardi anni 70 e sviluppati teoricamente da femministe nere come [[bell hooks]] e [[Angela Davis]]. Il termine venne però coniato dalla giurista femminista nera Kimberlé Crenshaw all’interno di un suo articolo accademico del 1989 chiamato “Demarginalizzando l’intersezione fra razza e sesso”, sull'oppressione delle donne nere nella società statunitense. Veniva affermato che appartenendo a due categorie marginalizzate, esse subivano o rischiavano di subire una forma particolare, maggiorata e interconnessa di [[discriminazione]] e venivano invisibilizzate anche all’interno del loro contesto di lotta per i diritti umani, quello femminista e antirazzista. Nello specifico, nel contesto femminista venivano messe in secondo piano in quanto nere e in quello della lotta per la liberazione nera venivano invisibilizzate in quanto donne. ([[Disabilità/Concetti/Multidiscriminazione]]) [The urgency of intersectionality - Kimberlé Crenshaw (TED talk)](https://www.ted.com/talks/kimberle_crenshaw_the_urgency_of_intersectionality?subtitle=en&lng=it&geo=it) ### Potere ai sottogruppi subordinati Ne deriva che all’interno dei rispettivi movimenti serve fare particolare attenzione, destrutturare la marginalizzazione e gli elementi che non vivono una forma di oppressione aggiuntiva, quindi **i più privilegiati, devono compiere azioni concrete per includere i componenti più subordinati**. L'obiettivo dello sguardo intersezionale è di facilitare l’inclusione dei gruppi marginalizzati, per cui si può dire: “Quando entrano loro, entriamo tutti”. Oggi l’intersezionalità è il denominatore comune della lotta femminista di quarta ondata: non si può portare avanti la lotta per l'uguaglianza di genere senza tener conto dei sottogruppi discriminati. ### La multidimensionalità della discriminazione  Questo quadro può essere utilizzato per comprendere in che modo l'ingiustizia sistematica e la disuguaglianza sociale avvengono a partire da una base multidimensionale. Le varie categorie biologiche, sociali e culturali come genere, etnia, classe sociale, disabilità, orientamento sessuale, religione, età, nazionalità e altri assi identitari interagiscano a vari livelli, spesso simultanei e non possono essere considerati singolarmente. Ne deriva che non esiste alcuna esperienza singolare propria di un'identità e che ogni forma di oppressione può essere combattuta in modo efficace solo considerando la persona nella sua interezza. Attraverso l'intersezionalità si può affermare che le forme d’oppressione e tutti i pregiudizi basati sull’intolleranza non agiscono in modo indipendente, ma sono interconnesse e creano un sistema di oppressione che rispecchia l'intersezione di molteplici forme di discriminazione, a seconda del contesto. ### La trasversalità delle lotte di giustizia sociale  Il grande potere dell’intersezionalità è quello di espandere i contesti di giustizia sociale, arrivando a suggerire che la lotta alle differenti forme di discriminazione vada condotta in modo trasversale. Aggiungendo all’unione delle forze dei movimenti di antidiscriminazione e alla solidarietà tra diverse categorie oppresse, una visione più chiara del privilegio che deve portare a produrre politiche e interventi più adeguati ed equi. Per dare un esempio di applicazione, il manifesto italiano di Non una di meno afferma che «Il femminismo intersezionale è una prospettiva politica che abbraccia molteplici lotte contro tutte le oppressioni possibili, senza imporre una gerarchia fra di loro, ma rivendicando le specificità di ciascuna» a cui è importante aggiungere che occorre recuperare l’idea della prevalenza di alcuni domini di potere su altri. ### La matrice comune dell’oppressione Oggi l'analisi è potenzialmente applicabile a tutte le categorie, compresi gli status generalmente considerati dominanti. Così come si possono intersecare più discriminazioni, allo stesso modo si intersecano anche più [[Vault/privilegio]]. Le discriminazioni provengono dalla stessa matrice: da un sistema di oppressione capitalista patriarcale che fonda il suo [[Potere]] sulla marginalizzazione degli opposti gruppi sociali. Per astrazione quindi, si riconosce come fulcro detentore del potere, ottenuto attraverso i secoli di norme sociali costruite attorno a lui, l’uomo bianco, cisgender, eterosessuale, benestante, con un corpo e una mente normo-abile e performante. Questo non serve a dividere rigidamente le categorie in oppressi e oppressori, ma a indicare dove sta la responsabilità quando si parla di attuazione delle politiche di inclusione - e viceversa -, e quindi verso cosa indirizzare le istanze di giustizia sociale per riequilibrare il potere. ## Ma anche L’intersezionalità dal 1989 è anche un vero e proprio concetto giuridico che troviamo anche in una direttiva dell’Unione Europea del 2023 sulla parità retributiva uomo donna dove compare anche specificamente il riferimento alle [[donne con disabilità]]. Nominare esplicitamente le categorie oppresse aiuta a renderle meno invisibili.