II limite fra presa di coscienza e pornografia dell’ispirazione.
È un discorso complesso perché il limite fra il rendersi conto di quanto sia sfuggevole la nostra felicità di essere umani fallibili e vulnerabili e del fare pornografia dell’ispirazione è molto labile
È indubbiamente vero che la vita di una persona con disabilità sia più dura di quella di una persona senza. Così come la malattia è dura. Ha delle intrinseche innegabili difficoltà.
Il problema nasce quando la persona con disabilità viene usata come ispirazione per sentirsi meglio (o si fa usare, come Manuel) e si prende in considerazione solo la disabilità, annullando tutto il resto della persona.
Dopo un primo momento iniziale traumatico, la vita riprende. Può tornare tutto ad una sorta di normalità. Si vive CON la disabilità, a volte dimenticandosene. È per questo che è noioso sentirsi ridotti a esempi da ammirare, perché non c’è nulla da ammirare in come si risolvono certe circostanze. Anche ogni genitore sarebbe da ammirare per come affronta la rivoluzione di avere un bambino, compito sicuramente difficile, ma non per questo viene preso da esempio. Il disabile sì, perché convive con una situazione vista come indesiderabile, vista come un peso. Quindi finché continueremo ad essere ammirati, almeno in quanto a rappresentazione mediatica, allo stesso modo continueremo ad essere visti come in una situazione indesiderabile. E questo è svilente. Non so se mi sono spiegato?
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