La Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (International Classification of Functioning Disability and Health) è un sistema di classificazione della salute e dei suoi domini sviluppato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nel 2001. Esso ridefinisce il concetto di [[disabilità]], rendendolo completamente a quello di funzionamento. La disabilità e il funzionamento sono visti come il risultato delle interazioni tra condizioni di salute (malattie, disturbi e lesioni) e fattori contestuali. È uno strumento che: - Garantisce uno standard, creando un linguaggio comune permettendo la comunicazione fra i professionisti - Permette di raccogliere i dati in maniera coerente e di metterli a paragone fra i vari paesi - Fornisce una base scientifica per comprendere la salute e la disabilità L'ICF è il framework dell'OMS per la salute e la disabilità. È la base concettuale per la definizione, la misurazione e le formulazioni politiche per la salute e la disabilità. È una classificazione universale della disabilità e della salute da utilizzare nei settori della salute e correlati alla salute.[^3] ## Una nuova prospettiva sulla disabilità L’ICF, approvato il 22 maggio del 2001 dalla 54ª World Health Assembly, non ha più l’obiettivo primario di classificare le malattie, quanto piuttosto di definire il “livello di [[funzionamento]]” degli individui, mettendo in relazione le funzioni corporee con i fattori contestuali, ambientali e personali.[^2] Nell'ICF, il termine funzionamento si riferisce a tutte le funzioni corporee, attività e partecipazione, mentre disabilità è un termine generico che comprende menomazioni, limitazioni delle attività e restrizioni della partecipazione. Sono la stessa cosa ma due da punti di vista diversi.[^3] Sposta il focus dalla visione riduttiva medica della disabilità ([[Modello medico della disabilità]]) come caratteristica bio neurologica dell’individuo alle caratteristiche dell’ambiente per il benessere della persona. L’ICF adotta il [[modello biopsicosociale]] della disabilità, che afferma che “ogni persona in qualunque momento della vita, può avere una condizione di salute che in un contesto sfavorevole diventa disabilità. Non è qualcosa che succede solo a una minoranza, ma un’esperienza umana universale”.[^3] La [[Disabilità/Concetti/Disabilità|disabilità]] non è più considerata come attributo dell’individuo quanto piuttosto come “la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo” (ICF, WHO 2001: p. 213) **Tale cambiamento concettuale ha avviato un profondo ripensamento nella produzione statistica sulla disabilità**: numerosi sforzi sono stati fatti da organismi internazionali per migliorare la qualità dei dati raccolti nelle indagini di popolazione attraverso la progettazione di nuovi strumenti coerenti con l’ICF, ponendo attenzione anche a particolari popolazioni (ad esempio i bambini) **La [[Disabilità/Concetti/Disabilità|disabilità]], come descritta nell’ICF, è un concetto complesso, dinamico, multidimensionale e legato al contesto di vita delle persone** (WHO & World Bank 2011: p. 3). La disabilità è un fenomeno complesso che è sia un problema a livello del corpo di una persona, sia un fenomeno complesso e principalmente sociale. La disabilità è sempre un'interazione tra caratteristiche della persona e caratteristiche del contesto generale in cui la persona vive, ma alcuni aspetti della disabilità sono quasi interamente interni alla persona, mentre un altro aspetto è quasi interamente esterno.[^3] L’evidenza scientifica e la pratica clinica denotano come sia più opportuno misurare la salute e la disabilità in termini di **capacità funzionale**, piuttosto che in termini di gravità della patologia. A tal fine l’ICF viene usato per misurare l’**indipendenza funzionale**. Il modello ICF evidenzia le interazioni tra funzioni e strutture del corpo, attività e partecipazione e [[Fattori ambientali]]. I problemi con la struttura e la funzione dei sistemi corporei possono portare a limitazioni nella capacità di una persona di svolgere attività di base, e il conseguente impatto di queste limitazioni sulla partecipazione è influenzato sia dalle risorse personali dell’individuo sia dall’ambiente in cui vive. Ognuna di queste distinte componenti del modello è misurabile. Inoltre l’ICF, classificando tutti gli elementi del funzionamento umano, concettualizza la disabilità su un continuum che va da piccole difficoltà a gravi difficoltà che possono avere un significativo impatto sulla vita di una persona. La misurazione della disabilità richiede quindi la definizione di una scala di severità in grado di rappresentare questo continuum. Una persona può avere “[[Compromissione|menomazioni]]” senza che queste abbiano effetti sulla sua [[Performance]], ovvero sull’effettiva difficoltà che la persona incontra nel fare ciò che vuole nel suo ambiente reale, nel contesto in cui vive (pensiamo a una deturpazione da lebbra che non limiti movimenti e azioni); oppure può avere problemi nella performance senza “menomazioni” evidenti (pensiamo alle tante malattie invisibili che comportano difficoltà in attività quotidiane) o addirittura senza limitazioni delle proprie capacità (un buon esempio in tema può essere un ex paziente di ambito psichiatrico che debba affrontare stigma e discriminazione sul lavoro e nella vita personale). [^1] l’istituzionalizzazione (ovvero una lunga permanenza più o meno obbligata in istituzioni come case di cura, ospedali psichiatrici o carceri) può causare o contribuire a una diminuzione significativa delle abilità sociali; la perdita di contatto con il resto del mondo al di fuori delle mura dell’istituzione e l’affievolirsi delle aspettative in merito a quando e come ne si farà nuovamente parte, il rapporto di sottomissione al personale, l’eventuale uso prolungato di dosi inappropriate di farmaci, sono tutti elementi che possono concorrere a diminuire le capacità dell’utenza di comunicare e comportarsi in maniera considerata socialmente accettabile. Eppure, un tempo l’istituzionalizzazione per i [[disturbi mentali]] era quasi sistematica, e ancora oggi avviene, che sia in carcere o in case di cura. [^1] Il risultato di queste considerazioni è un quadro della “persona nel suo mondo” che permette, se ben tracciato, di valutare quanto quella persona sia “disabilitata” a prescindere dalle sue condizioni di salute. L’ICFinfatti si dichiara neutrale rispetto all’eziologia, ovvero alle cause, e pone l’accento, appunto, sul funzionamento piuttosto che sulla [[condizione]] o sulla [[malattia]]. [^1] ## Limiti La più evidente è la difficoltà di calare questo approccio nella pratica quotidiana, soprattutto clinica e educativa. Chi ha una formazione medica, psichiatrica o psicologica, infatti, non sempre ha un’idea chiara del contesto sociale in cui l’utenza è immersa, né in effetti ha sempre le competenze (qualora si limiti al corso universitario e di specializzazione previsto) per tenerne conto, oltre a non avere il supporto di un sistema pronto alla [[presa in carico]] di bisogni complessi e tarati sul singolo caso. [^1] [^1]: E. Marocchini, “Neurodivergente”, 2024 [^2]: [[Manuale di progettazione per l’accessibilità e la fruizione ampliata del patrimonio culturale. Dai funzionamenti della persona ai funzionamenti dei luoghi della cultura]] [^3]: Towards a Common Language for Functioning, Disability and Health (ICF), World Health Organization, 2002 https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/42407/9241545429.pdf?sequence=1