> Secondo una definizione contemporanea dell’American Psychiatric Association, oggi potremmo descrivere i disturbi mentali come condizioni caratterizzate da un disordine clinicamente significativo nella cognizione, nella regolazione emotiva o nel comportamento di un individuo, che riflettono una disfunzione nei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che sostengono il funzionamento mentale – che sono generalmente associati a una sofferenza significativa o a una disabilità in attività sociali, occupazionali o altre attività importanti. [^1] (il “disturbo mentale” è definito e oggetto di studio da un punto di vista medico e clinico) > Lo strumento più comunemente usato per la diagnosi in contesto psichiatrico (medico clinico) è il **Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali** (DSM) dell’American Psychiatric Association. Esistono anche altri manuali come il **Manuale Diagnostico Psicodinamico** (PDM), Meno usato da chi ha una visione più vicina al [[Modello medico della disabilità]], e più ampi, come la **Classificazione internazionale delle malattie** (ICD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. [^1] > Anche all’interno della comunità clinica, possano esserci discrepanze di opinione e nomenclatura, anche perché ciascuno di questi manuali conta già diverse edizioni, uscite in anni diversi e a cadenza irregolare. Inoltre, a ciascuna edizione corrispondono, storicamente, cambiamenti anche drastici della classificazione e dei cosiddetti “**criteri diagnostici**” dei vari disturbi. [^1] [^1]: E. Marocchini, “Neurodivergente”, 2024